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Jul 13, 2023

"Yopparai Tengoku", Il paradiso degli ubriachi / Penna

12.09.2022 WordsClémence Leleu © Kenji Kawamoto ‘I took these

12.09.2022

ParoleClémence Leleu

© Kenji Kawamoto

"Ho scattato queste foto con un vero sentimento di rispetto per le persone ritratte. Non credo che lo stato in cui si trovano i miei sudditi sia in alcun modo squallido. Sento che hanno vissuto difficoltà e fatica per finire così', afferma Kenji Kawamoto spiegando come è nata la sua serie fotografica Yopparai Tengoku, letteralmente 'paradiso degli ubriaconi'.

Il titolo riecheggia e rende omaggio all'omonimo film di Minoru Shibuya, uscito nel 1962. La sua satira sociale denuncia l'eccessiva tolleranza della società giapponese nei confronti dell'alcolismo.

Sonnecchiare su una scala. Sdraiarsi sui gradini o appoggiarsi alla ringhiera. Dormire sulla superficie fredda del pavimento di una stazione o di un marciapiede. Da soli o con i loro compagni di bevute. A volte ancora vestiti, altre circondati dalle loro cose: giacche, scarpe, calzini e valigetta…

I corpi dei salariati fotografati da Kenji Kawamoto si svolgono in vari modi nella megalopoli più grande del mondo. "Le mie fotografie sono la testimonianza di persone che hanno raggiunto il limite e hanno esaurito le forze dopo la fatica quotidiana", spiega il fotografo, che ha trascorso giorni interi vagando per le strade della capitale giapponese dal tramonto all'alba, quando questi corpi tornavano alla vita, pronti a riprendere la loro routine meccanica. «Ognuno ha pesi diversi, ma tutti vivono a un ritmo frenetico. Le persone bevono con gli amici come ricompensa per la dura giornata di lavoro e affrontano una nuova giornata di lavoro come guerrieri', continua.

Il progetto ricorda un po' quello portato avanti dalla regista Allegra Pacheco che ha circondato i corpi di questi esausti salariati con polvere bianca, proprio come le squadre forensi delineano il luogo in cui è stato ritrovato un corpo.

Yopparai Tengoku (2014), una serie di fotografie di Kenji Kawamoto che si possono trovare sul suo sito web.

© Kenji Kawamoto

© Kenji Kawamoto

© Kenji Kawamoto

© Kenji Kawamoto

© Kenji Kawamoto

© Kenji Kawamoto

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